martedì 2 aprile 2013

Madonna col bambino e due angeli - Filippo Lippi

Non mi si venga a dire che si fanno chilometri su chilometri per andare a veder una città così tanto per passare una domenica, senza avere in testa una meta, un particolare per cui vale la pena farlo.


Penso che ci sia sempre da qualche parte una leva che sollevi il mondo, per dirla all’Archimede; un qualcosa che motivi perché se ne fa cento di chilometri per andare al mare, magari solo per leggere un libro sotto l'ombrellone. 
E diamine, lo voglio dire, questa è una cosa che a me piace un casino!

Insomma ci siamo capiti, no?

E non è detto che sia sempre un libro questa leva, potrebbe essere che ne so, una pizzetta in pineta, o una  birretta al barretto, o quello che volete voi.




No, non c'è un legge fissa. Tutte le volte l'obiettivo cambia, un po' come quando vado agli Uffizi.
Non sempre è la solita opera a intrigarmi per andarci.
In questo periodo, per esempio, è toccato a un quadro ben preciso. Vi assicuro il mese scorso era un altro ciò per cui ciò è successo.
Quello che a me capita per l'arte sta succedendo a mio figlio con le ragazze: d'estate la bionda, d'autunno la castana, d'inverno la mora, di primavera la rossa. D'altronde lo capisco: bello com'è ha l'imbarazzo della scelta.

Ma si parlava d'arte. È Primavera e da poco è finito l'Inverno, giusto? E io da Giotto, un dei miei artisti preferiti, e non è detto che prima o poi non ne torni a parlare, sono passato a un altro artista sublime quanto lui, le cui madonne, secondo il mio parere, sono di una bellezza incomparabile, e l'avere il bambino Gesù in braccio non fanno che accrescerne il loro alto potere seduttivo.
Vi è mai capitato vedendo una mamma alle prese con i figli, per  le movenze, per la dimestichezza  con cui li tratta,  aumentarne la valutazione della sua  bellezza in un tutto armonico?

Be', a me è successo anche ieri, in una libreria con una professoressa di mio figlio.
Vederla fuori dal contesto scolastico a  discutere con serenità con Alessio, prima; e dopo salutato, quell'accarezzare con delicatezza i suoi  bambini; passare poi  a rispondere soavemente con attenzione al marito; e alla fine, alla cassa, salutarmi con soave gentilezza prima di uscire dalla libreria, ha reso la mia idea su di lei ancora più completa rispetto alla prima volta che l'ho conosciuta, in un tutto assolutamente armonico.

Penso che una donna è bella non solo  per la gradevolezza estetica, ma anche e soprattutto per come si adopera nel contesto in cui agisce, per come si predispone nell'affrontare il mondo che la circonda, che è fatto di persone, cose e eventi a cui è chiamata a rispondere e confrontarsi.

Ma si parlava d'arte giusto? Grazie a ciò che è successo in libreria ieri,  alla professoressa che Alessio ha salutato e con cui ha disquisito, mi è venuto voglia di rivederla.
No, ma che intendete? Non, la professoressa, ma ciò che in arte uno straordinario pittore fiorentino è riuscito a rappresentare: la bellezza di una madonna resa bellissima dell'armonia dall'ambiente circostante.
Mi riferisco alla "Madonna col bambino e due  angeli"  dipinta da Filippo Lippi e presente nella sala n. 8 della galleria degli Uffizi.
Ora, mettermi qui a descrivere i canoni della bellezza a cui questo fantastico pittore si affida, i colori che magistralmente usa e che l’opera su menzionata è antesignana in quanto la madonna, bambino e angeli sono raffigurati davanti a una finestra per mettere in risalto la paesaggistica, mi sembra francamente sfacciato e di troppo: basta affacciarsi su internet, affidarsi a un buon motore di ricerca e il gioco è fatto.

A me interessano, come suddetto, i particolari. Quelli che come indicato, fanno far chilometri per andare a vedere una città o leggersi un libro in santa pace al mare.
Anche per andare a vedere un quadro vale secondo me la solita regola. Sono i particolari di esso che ti colpiscono di più. E in questo quadro ce ne sono diversi che ne alimentano l’armonia.


Partiamo dai tre giovani raffigurati nel quadro: un bambino e due angeli. Ciò che di loro mi colpisce è la loro complicità: il sorriso di un angelo, quello nel quadro con i riccioli in basso per intendersi, è quello più sorprendente. La sua felicità è contagiosa e fa da contraltare con il malinconico sguardo della bellissima madonna, ciò che il pittore desidera mettere soprattutto in evidenza.


Lucrezia Buti, monaca come lo è stato il mio pittore in passato, la sua amata, più giovane di lui di quasi trent’anni, ha ricevuto da lui un figlio, e l’amore tormentato tra i due è ben rappresentato da quello sguardo: d’altronde è lei a essere ritratta e a rappresentare la vergine, e il figlio che sta per ricevere dagli angeli è proprio, Filippino Lippi, il frutto dell’amore della bella monaca Lucrezia e Filippo Lippi.

Un altro particolare sono le perle simbolo di assoluta purezza: non ci credete? Andata a leggervi qualche passo de "Il cantico dei cantici", per convincervene e poi riprendete pure la lettura di questo intervento, ve lo consiglio.





E comunque, di seguito ecco un estratto preso dal capitolo uno :

Belle sono le tue guance fra gli orecchini,
il tuo collo tra i fili di perle.
Faremo per te orecchini d’oro,
con grani d’argento.
Mentre il re è sul suo divano,
il mio nardo effonde il suo profumo.
L’amato mio è per me un sacchetto di mirra,
passa la notte tra i miei seni.
L’amato mio è per me un grappolo di cipro
nelle vigne di Engàddi.
Quanto sei bella, amata mia, quanto sei bella!
Gli occhi tuoi sono colombe.
Come sei bello, amato mio, quanto grazioso!
Erba verde è il nostro letto,
di cedro sono le travi della nostra casa,
di cipresso il nostro soffitto.

Fatto? Riprendiamo, allora.



Le perle le ritrovate sulla fronte, sul cuscino sopra il bracciolo e udite, udite, soprattuto ed è qui dove mi sono piaciute di più, lungo lo scollo dell’abito, a dimostrare la punta di eleganza della Madonna o di Lucrezia, fate un po’ voi.

Ora, so che il partito dei delusi comincerà a porsi domande sul tempo perso per seguire uno che ha fatto un panegirico così lungo partendo da librerie, professoresse, passando dal mare per andare a leggersi un libro, eccetera, eccetera.

Comunque, sì, è vero.

Tutto per una collanina a doppio filo sospesa su una camicetta bianca.

Ebbè? Che c’è di strano? In arte sono i particolari a catturare l’attenzione, sono le soggettività a rendere fantastica una cosa bella.
Quante volte si sente dire in giro: “… a quel non so che, che …..”.

A questo volevo arrivare, i particolari,rimangono sempre, leve che fanno sollevare il mondo.


Racconti d'arte - Gomitolo

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