mercoledì 16 gennaio 2013

B&B HOME SWEET HOME

Apro la porta della casa di montagna,dove vivo, e rimango ferma sulla soglia a ispezionare l’interno della stanza: il salotto è pulito e ordinato.
Controllo comunque il divano, foderato di tessuto originale “Sanderson” a grandi righe rosse, su cui ho riposto alcuni cuscini in fantasia, molto confortanti.
Sposto la chaise longue avvicinandola al camino acceso; do un’ultima occhiata alla vetrina con le porcellane inglesi e finalmente esco fuori.
Il sole è già alto nel cielo e trasforma questa fredda mattinata di Maggio in una mattina di quasi Primavera.
Attraverso il vialetto di sassolini bianchi: da oggi diventerà il parcheggio per le auto dei miei ospiti, poi entro nel mio giardino: il mio regno.
Da qui ho il colpo d’occhio che clienti avranno al loro arrivo.
Mi piace.

Mi chino a odorare il mughetto, che in questa stagione rappresenta una cospicua parte della bordura, e ne colgo qualche rametto, quando sento fermarsi un’auto: i miei ospiti sono arrivati.

Mi spolvero le mani al grembiule poi lo sbatto dandogli delle manate a mano aperta e mi avvio verso l’auto. Da una grande auto scura, esce un uomo alto e bruno, all'incirca della mia età, che mi fa un cenno e che poi aiuta a scendere la compagna, una giovane molto alta e molto bionda: I signori Giardi.

Sfodero un sorriso incantevole e mi presento.
- Piacere ,Silvia Oliveri-.
- Complimenti Silvia -. gracchia la signora troppo bionda afferrando la mia mano,senza troppi complimenti, e stringendomela con forza.
- Ha una casa stupenda, se non fossi certa di dove mi trovo direi che ci troviamo in Inghilterra, nella West Country …-.
Mi godo tutto il complimento, mentre osservo la vatussa indietreggiare di colpo e chinarsi, come un avvoltoio, a ghermire uno dei mie gatti.
Ha agguantato il mio povero Fernando e cerca di acciuffare anche la micia; non gradisco che un’estranea prenda in braccio miei gatti .
Con lo sguardo faccio di tutto per mostrarle il mio disappunto.
- Mi scusi ma io amo i gatti e quando ne vedo qualcuno perdo il controllo!-

Sussurra la bionda.
Ancora infastidita, chiedo ai signori di seguirmi. Aspetto un attimo in salotto, per dar loro il tempo di guardarsi attorno, e poi li accompagno nella loro stanza; loro si guardano in giro e sorridono molto, io sono in brodo di giuggiole.

- Se dopo volete raggiungermi di la per un aperitivo di benvenuto?- .La coppia mi fa segno di si e sparisce all'interno della camera.
Quando rientro nel tinello, quasi vorrei urlare dalla gioia, dopo averli visti così soddisfatti.
Allora tiro fuori dal forno, della stufa di ghisa, il pan brioche appena sfornato,lo appoggio nel piano di marmo e spalmo le fette calde con il paté, che è una mia specialità.
. Preparo i piattini e i calici, decorati a mano, e apparecchio la tavola, del soggiorno, con una tovaglia sottile di lino, che ho ricamato io a punto intaglio.
Tiro fuori dal frigo lo champagne, una breve sosta per gustarmi l’effetto, e, come se ritoccassi un quadro, colloco i mughetti da un lato, raccolti in un piccolo vaso di porcellana antico.
Aspetto seduta nel divano l’arrivo della coppia, per gustarmi la loro sorpresa.
I signori Giardi mi raggiungono dopo alcuni minuti:si guardano intorno e parlottano piacevolmente.
Li invito ad
accomodarsi a tavola e così faccio anch'io.
Consumiamo i nostri aperitivi chiacchierando amabilmente del più del meno; i due si raccontano, e vengo a sapere e che il lui si chiama Francesco ed è un chirurgo e una persona deliziosa.
Lei, Anna Giotti, è un’infermiera.
"- E’ come se fossimo sposati”. –.
Mi ripete lei, almeno un paio di volte, aprendo più del dovuto la sua boccuccia, troppo piena.
“- Conviviamo da dieci anni”. – Puntualizza ogni tanto.
Fisso l’infermiera che s’ingozza di crostini al paté di fegato con disgusto.
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Poi, quando i due si alzano in piedi, mi alzo anch’io; l’uomo a un certo punto mi porge la chiave della loro stanza.
- Arrivederci, andiamo a fare una passeggiata nel parco-.
Sembra quasi che si giustifichi.
A malapena accetto le sue scuse, avevo preparato tutto con tanta attenzione e avrei desiderato che loro, almeno, si fossero trattenuti un po’ sul mio divano, davanti al camino, magari a leggere un classico, o a ascoltare della buona musica, o perlomeno che fossero andati a passeggiare in giardino, o, come minimo che si fossero sdraiati per un riposino, nel letto soffice, ricolmo dalla trapunta patchwork, cucita con le mie mani.
- Non penso che faremo tardi ma comunque neanche presto-.
Mi distoglie da quel pensiero la voce dell’infermiera che ricomincia a ridere. - ma quanto ride? -.
- Sono un’appassionata dello slow food e da queste parti so che si mangia troppo bene…-.
A quanto pare le piace mangiare Slowly, lei che ha divorato le mie tartine piuttosto “fastly”.
La prendo in giro sottovoce e li saluto, accompagnandoli fuori.
Successivamente rassetto la cucina e un attimo dopo raggiungo il telefono che sta squillando E’ una prenotazione per domattina, tre camere doppie, sono felice il mio bed and breakfast sta andando a gonfie vele.
Appunto la prenotazione sul quaderno delle prenotazioni, accanto al telefono, quello con la copertina a punto croce, che ho ricamato io, naturalmente.
Do un’occhiata all'orologio, ormai sono le dieci e I signori non sono ancora rientrati.
-non vedo l’ora che tornino. – Penso ad alta voce
- Devo anche preparare il paté fresco per domani e non mi piace cucinare con la gente intorno e ho paura che rientrino da un momento all'altro.
Il telefono trilla di nuovo riempiendo la stanza
.- Pronto?- rispondo cortese, e vengo subito a sapere che i Giardi sono al pronto soccorso perché Anna ha una colica addominale.
- Deve aver mangiato troppo, lei vada a letto, io rimango con lei. Penso che questa notte ce la facciamo qui’-.
- Me la saluti tanto, mi dispiace. - Dico ed esco fuori a dare il cibo ai gatti.
Ho una grande colonia felina, sono gatti che tengo con molta cura, do loro sempre da mangiare nutrimenti scelti e li porto ogni mese dal veterinario.
Dopotutto loro sono miei migliori amici.
Cerco Fernando,chiamandolo nel solito modo: sbattendo appena la lingua sul palato, lui mi riconosce e viene a farmi le fusa, strisciandosi sulle gambe.
- Caro micione...-.
Lo vezzeggio con la voce, dopo mi chino lo accarezzo e lo prendo in braccio; gli struscio il collo, come piace a lui, e lui ronfa sempre più profondamente.
E’ un bel gatto ed è molto grosso.
-Mangi tanto eh birbone!-.
Scherzo, poi lo prendo per le zampe e lo metto a testa in giù e infine gli vibro con forza un colpo secco sul collo e lo porto in cucina, tenendolo ancora per le zampe.
Lo lascio un attimo sul piano tramortito e metto su un bel pentolone d’acqua bollente.

Netto dalle foglie, due cipolle di Tropea, tolgo le parti più dure di due gambi di sedano freschi, sbuccio due carote dell’orto; una presa di sale e un ciuffetto di prezzemolo fresco.
Quando l’acqua bolle, lo immergo perché quando la carne è lessata è più semplice mondarla dalla pelle e dalla pelliccia e poi il brodo mi serve per allungare il fondo di cottura.
– Caro Ferni, i signori che hanno prenotato hanno tanto insistito, poi sono sei e credo proprio che il tuo fegato basterà per tutti, bello il mio gattone!—.
Quando tutto è pronto, e la cucina è rassettata, finalmente, dedico un attimo a me stessa e mi siedo davanti al camino a ricamare un quadretto a punto pieno,che quando sarà finito appenderò alla porta.

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