martedì 5 giugno 2012

Note di lana

Se non avessi visto con i miei occhi, Luisa, la ribelle di casa Belletta, tentare di sferruzzare sui ferri della nonna, non ci avrei creduto.
Non perché non fossi certo che ella ne fosse capace ma per la repulsione che lei aveva mostrato da sempre per tutti i lavori femminili , tranne quello ovviamente.
Il giorno stesso, dopo la cena, che mi fu servita come sempre alle sette, la feci chiamare e lei mi raggiunse di buon grado, irrompendo nella mia stanza cupa, abbagliante come la primavera. Si accomodò sulla spalliera della mia poltrona di velluto blu, guardandomi di sottecchi, curiosa di sapere il motivo di quella convocazione imprevista.
- Vorrei che tu riuscissi a spiegarmi , con una parola, – Dissi, cercando di dare enfasi alla mia voce.
- Perché le signore amano lavorare a maglia. - Ma bada bene, birbona, che non avrai il premio che ho in serbo per te se non mi darai una risposta convincente.- Aggiunsi.
Lei mi studiò , perplessa, essendo certa che io non le avevo posto quella domanda a caso ma poiché l’avevo vista sferruzzare con il lavoro sulle ginocchia, allora sorrise beffarda e mi piantò i suoi grandi occhi azzurri , impertinenti, nei miei e scoppiò a ridere.
- E’ per la musica! -.
- Ma che storia è mai questa? La rimbrottai severo, e scoppiai a ridere prendendola in giro per l’assurdità della sua risposta.
- Nonnino mio, quante cose non sai, ma aspetta che ti spiego.- Disse lei orgogliosa poi si alzò in piedi e uscì dalla stanza correndo.
Ritornò dopo qualche minuto con le braccia ricolme del lavoro della nonna e si mise a sedere sul poggiapiedi davanti alla mia poltrona.
Si aggiustò le pieghe della gonna ed iniziò a lavorare intrecciando le maglie sui ferri mentre io la guardavo in silenzio.
E me ne accorsi anch’io, povero vecchio sordo: il ticchettare delle punte dei ferri che sbattevano insieme producevano una strana melodia, ritmata.
Allora lei, resasi conto della mia scoperta, richiamò la mia attenzione sussurrando.
- Ascolta nonno, questo punto è veloce perché è facile ed io lo lavoro in fretta, ma senti questo come è lento, ci metto un sacco a farlo perché è difficile, e ce ne sono tanti altri in un ferro più o meno complicati, se sei paziente ti faccio la musica! –.
La osservai orgoglioso, mentre tutta soddisfatta terminava il lavoro, ripensando alla sua spiegazione.

Allora presi dalla tasca il portafoglio a fisarmonica e tirai fuori una bella banconota nuova di zecca e gliela porsi.
Lei mi studiò ed esaminò bene il suo premio allora sorrise , sfrontata, ed esclamò.

- Vedrai nonnino quando imparo meglio che concertini ti faccio!-.



-billa-

1 commento:

  1. Bello che sia partita la tua rubrica. Sono curioso di vedere se te la caverai così bene anche la prossima volta.

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