martedì 23 dicembre 2014

La spese della vigilia di Natale


Andare a fare la spesa la Vigilia di Natale ha sempre un sapore diverso: esce dalla semplice routine quotidiana.

La condivisione di una esigenza comune  in questa speciale occasioni fa pensare al valore dello stare insieme.

La magia è riuscire a farla lontano da stereotipi, come il consumismo e la voracità nell'atto di compierla. 


Con attenzione, possibilmente, riflettendo sul valore del perché e come la fai tu, insieme agli altri.


Come se il supermercato di colpo fosse  diventato una chiesa, e riempire il carrello partecipare alla cerimonia della vigilia di Natale. 


Sì, mi viene di farla così: riflettendo. 


Riflettendo su chi questo rituale nemmeno se lo sogna: ai senza tetto; a chi desidera uno sbarco, a chi non c'è più. 

Per questo oggi andrò a fare la spesa in un modo diverso da tutti gli altri giorni, ma identico a tutti quelli delle mie vigilie di Natale: stesso modo, con gli stessi pensieri, tali e quali.


Buon Natale





    La spesa della vigilia di Natale
Poesie-Gomitolo


Quadro 
   Vucciria - Renato Guttuso (1974)
Cm. 300 x 300
Palazzo Chiaromonte-Steri - Palermo 



venerdì 1 agosto 2014

Passi lungo un corridoio


      Sto ascoltando per l'ennesima volta Show di Beth Gibson. 
L'ho lasciato con tanti vecchietti come lui: tutti silenziosi e intenti a guardarsi, in attesa del loro turno.

Non sono preoccupato: gli faranno un  intervento all'occhio destro e tornerà a guardare meglio di prima.
Prima di mettermi a sedere dove sono ora, ho percorso un lungo corridoio, un maledetto corridoio d'ospedale. Come tanti logorato dal passaggio di malati e di chi gli fa visita. 

Quanti corridoi ho percorso nell'ultimo mese, con lo sguardo basso rivolto verso queste logore mattonelle, senza essere in grado nemmeno di notarle, alla ricerca di pace e speranza.

Ripercorrendolo oggi ho capito veramente che mia madre è morta.
Vedendolo così sporco e incoerente, ho concretizzato ciò che la disperazione aveva nascosto e che la pietà rende ora visibile.
Ora di là c'è mio padre.

Fra poco attraverserà claudicante quel corridoio e io lo abbraccerò, e poi ce ne ritorneremo a casa.

Di la un mese fa c'era mia madre, che dannatamente mi manca, e che da nessuno sporco corridoio tornerà.

Dai babbo, fai presto, torniamo a casa.


Racconti - Gomitolo


La mongolfiera

Amo il presente per immaginare
quanto sarà bello il futuro.

Odio il passato di cui  
spesso mi sorprendo a parlarne.

Adoro la leggerezza 
in tutte le sue essenze.

Il presente che si libera del 
passato é la leggerezza a cui ambisco.

Mi rassicura la mia mongolfiera 
quando si immerge nelle nuvole per 
poi poi velocemente uscirne.

Volo sempre più alto e non
c'é più ragione di guardare in basso.
I particolari insignificanti della terra 
non sono più palpabili, 
e i suoi ricordi sono sfuocati.

Perché volo sempre più in alto? 
Perché la mia mongolfiera é sempre più veloce?

Mi guardo attorno, e mi accorgo 
che tu sei accanto a me.

Mi sorridi mentre mostri 
vuoti sacchetti di sabbia.

Ti sorrido e ti prendo la mano.
Ora so che c'é un motivo perché il cielo
é sempre più vicino,
e perché io, adesso, mi sento l'uomo più felice 
del mondo e del cielo.


Poesie - Gomitolo



giovedì 1 maggio 2014

Desiderio d'innamorarsi

[...] Il bisogno di innamorarsi è  il forte desiderio di risentire scorrere un brivido dietro la schiena.

Magari cercato in una vecchia
canzone, ascoltata al massimo del volume.

Con gli occhi chiusi: per vedere più di ciò
che di solito vedi: assaporando, gustando,
toccando ciò che immagini.

E quando arriva,  sempre a occhi chiusi, ti alzi,
divarichi le braccia e ti giri su te stesso:
una, due, tre volte; fino a perdere il conto; fino a farti girare la testa.                          

Felice di farlo perché tutto, ora, ha finalmente senso.


Desiderio d'innamorarsi
tratto dal dialogo tra Norma e Duccio 
"Il tempo per farlo"  - Seconda parte 
Gomitolo


Quadro 
The promenade -  1917 -1918 
Cm. 169, 6 x 163,4
Museo di S. Pietroburgo - Russia 

sabato 5 aprile 2014

Running on Empty - Jackson Browne

Un gran bel mezzo per trasmettere emozioni: ecco cosa secondo me è la musica, e quando ci riesce particolarmente bene, quell'attimo vissuto con lei, diventa unico e indimenticabile. 

Ci sono dei brani che se anche ascoltati un bel po' dopo la fantastica prima volta, hanno il potere di farti rigustare analoghe sensazioni. Di quel particolare periodo ti potresti ricordare di tutto: come le cose ti giravano,  la tua ragazza e/o gli amici del momento, se era estate o inverno, addirittura i libri che leggevi. Potrei procedere ma penso di avere gia' dato l'idea.

Puo' un trentatregiri cambiarti addirittura la vita? Io penso di si! Puo' un frequentatore di discoteche full time abbandonare di punto in bianco una vita dedicata alla musica disco, decidere di trovarsi una ragazza fissa mollando le compagnie, che ai miei tempi erano una vera palla al piede,  e passare con lei due mesi al mare in un posto sperduto in una capanna di pescatori, dove non arrivava nemmeno la luce elettrica,  e tornare alla vita di tutti giorni musicalmente disintossicato? Certo! Basta avere, oltre alle suddette condizioni, anche della buona musica, e  io l'avevo,  per Diana! Running on Empty di Jackson Browne.

Il viaggio con la mia vecchia A112 bianca, al ritmo della canzone che aveva dato il titolo all'album, me lo ricordo ancora. Soprattutto l'ultimo pezzo di strada sterrato di 8 KM lungo il canale prima di arrivare a quel villaggio di pescatori, durante il quale la mia auto vibrava al ritmo di quel ritornello fantastico, cantato a squarciagola da me e la mia ragazza:
Running on - running on empty
Running on - runnng blind
Running on - running into the sun
But I,m running behind 

Non so se siete d'accordo con me nel definire straordinario riuscire a a impossessarsi di una emozione fino al punto di essere in grado voi stessi di poterla rigenerare a vostro piacimento, come e quando volete.

A me è capitato quando sono riuscito a impossessarmi di una tecnica chitarristica, chiamata Finger picking, dove il pollice, che tra le cinque dita chiamate a partecipare in una esecuzione con la chitarra di solito ha ruoli marginali,  in questa partita  ne e' il protagonista,   il principe, e ne detta il ritmo.

Forse qualcuno ha gia' capito dove voglio andare a parare! Si tratta di come deve essere suonata The Road, una canzone che nel suo genere non teme oggettivamente confronti con nessuna altra: in questo album dal vivo l'esecuzione di Jackson Browne e' splendida, come del resto lo è stato, successivamente, anche l'adattamento italiano di Ron nella canzone Una citta' per cantare.
Era l'inno del momento, di cio' che mi stava succedendo e che Jackson Browne sembrava volesse con quella canzone dirmi, con le giuste proporzioni, "Ei caro, quello che e' successo a me sta capitando anche a te!"
And when you stop to let 'em know
You've got it down
It's just another town along the road
Delle note e un testo che dovevano assolutamente essere mie per rigenerare la e fantastiche emozioni che ho vissuto per la prima volta ascoltandola,  che stavo rivivendo in quella fantastica estate,  e che ancora oggi, dopo la bellezza di 26 anni, rivivo quando provo a riarpeggiarla. Un pezzo, dico, un solo pezzo, trasformo'  un discotecaro  in uno che sa suonare The Road.

E poi che dire dei primi amori giovanili: un tramonto diventa il tramonto, un bacio diventa il bacio, un momento magico divenga il momento magico. Per me la canzone, e sottolineo la canzone, piu' sentimentale che sia mai stata scritta e' senz'altro The load out.
Si qualcuno potra' dire che ce ne sono molte altre, e' vero! Ma in quel momento quel pezzo per noi era la la canzone piu' romantica che sia mai esistita, quella che riusciva con la sua melodia a farti sentire per forza innamorato di qualcuno. Non voglio togliere nulla alla mia ragazza con cui stavo insieme e che avevo convinto a seguirmi in quel posto lontano: era bellissima ve lo assicuro, ma quando la sera ascoltavamo The load out per me lei era la piu' bella ragazza che avessi mai visto.

La  magia di un album che a buon diritto lo fa entrare nei trentatre che vorrei portarmi ovunque, la si apprezza anche nelle piccole cose, come quella di inserire alla fine del disco  un brano emblematico come Stay,  con delle parole che sono delle pietre miliari almeno per i miei coetanei:
Peolple stay just a little bit a longer
We want to play - just a little bit a longer
Now the promter dont'mind
And the union don't mind
If we take a little time
And we leave it all behind and sing
One more song ...

Ogni qual volta ascolto quell'ultimo dei 10 brani di quel fantastico LP, arrivo addirittura a pensare quanto e' bello vivere con tante emozioni, belle quanto quelle vissute in quella fantastica estate.


Dal blog Trentatre
Running on Empty -  Jackson Browne
Gomitolo








sabato 29 marzo 2014

Ritratto di giovane donna detta Laura - Giorgione

Stavolta si parla di seduzione, ancora freschi della appena trascorsa festa delle donne, sempre più convinto che l'8 Marzo sia il simbolo della sana gioia voglia di vivere: piacendo, piacendosi.

L'arte fa suo questo concetto dimostrando il suo massimo valore quando riesce a rinnovarsi, a trovare elementi che ne festeggino il suo primato dando allo spettatore uno stimolo a riflettere sul perché l'opera artistica che ha davanti gli piaccia davvero.

Una ventina d'anni fa, arrivato a Vienna a bordo della mia gloriosa motocicletta,  fra le tante cose in programma c'era anche una visita al Kunsthinstorisches Museum: guardate che il nome sembra una pizza, ma vi assicuro che in realtà é uno vero spettacolo per gli occhi: ci sono opere del più grande pittore fiammingo: Van der Eyck; del divertentissimo Bruegel, che solo per i suoi quadri esposti vale la visita; opere del Rubens, del Mantegna; l'estate dell'Arcimboldi e .... mi fermo.

Anzi no, vado avanti, perché l'opera che più mi colpì, e di cui voglio parlare oggi, fu un quadretto realizzato nel  1506 grande  cm 41 x 33,5, riguardante una fanciulla che voglio immaginarla una giovane sposa, e l'alloro di cui è circondata, il simbolo della sua castità; e non una veneta cortigiana: figura abbastanza comune nel periodo in cui fu  realizzata questa opera.


L'autore? L'inestimabile Giorgio Zorzi da Castelfranco, detto Giorgione. Un vero mito, nonostante abbia realizzato meno di una decina di opere, francamente poche, anche perché morto non ancora trent'enne.

Il titolo del quadro?  Ritratto di giovane donna detta Laura. Questo nome gli fu assegnato quando si trovò nella collezione di Bartlomeo della Nave nel 1636, forse proprio per la presenza del alloro (o lauro).

Perché mi piacque? Semplicemente per come si esponeva nel quadro quella giovane donna dal nome Laura: per quel viso e il busto rotondetto, a stagliarsi sulle fronde d'alloro che le fanno da sfondo.
Avvolta da una cappa rossa foderata di pelliccia aperta proprio sul davanti; per quella capacità di portare con grazia e magistrale seduzione il suo velo arrotolato che attraversa il busto: forse un simbolo nuziale, a scoprire il seno: un simbolo di fecondità.

D'altronde l'arte deve essere in grado di sprigionare in noi tutte le arbitrarie interpretazioni: valutando le contingenze del periodo in cui il pittore la realizzò: l'opera  fu realizzata quasi quattrocento fa, ma anche, e soprattutto, considerando i pensieri che ci frullano in capo quando ci si immerge nella vista dell'opera. 

Ne rimane la bravura del Giorgione che riesce in un contrasto di chiaroscuro a cancellare il contorno, lui antesignano e promotore della "pittura tonale", in cui si staglia il mezzo busto della bella donna giovane. 
Un diafano contorno costituito da un intreccio di foglio all'oro, a mettere in risalto , per dirla  alla Vasari "una cosa viva e naturale" un seducente corpo di donna. 
Questo sì in risalto, a sua volta incorniciato dal rosso purpureo della manica e la pelliccia a far puntare l'attenzione sul corpo della giovane, dove un vezzo, un particolare - ecco di nuovo il particolare -, è chiamato a sottolineare il volte dell'artista: il velo trasparente che scende nel décolleté della giovane donna.

Un vero maestro, insomma, che aveva fatto buoni proseliti: invito a una visita agli Uffizi ad ammirare la mai non troppo osservata Venere di Urbino, dove il chiarore della donna è messo in evidenza dal lenzuolo bianco con un gioco di chiaro scuro e toni dello stesso colore, dimostrando che l'autore, il suo allievo Tiziano, ben aveva capito la lezione.

Ma il maestro, come si dice, é sempre il maestro, e nel suo quadro, Giorgione, sfodera un tocco di classe: prende una matita rossa e, poco sotto il lembo del velo, quasi che esso ne tracci la via, appone un semicerchio, quasi una sbavatura, a evidenziare il punto che rende il quadro sensualmente diverso dagli altri che trattano di seduzione: più che un disegno, l'idea compulsiva che la nostra mente può far sua di un giovane capezzolo.

Giorgione riesce a lasciare chi guarda  a continuare a ideare questo particolare: lui ci ha messo con un accenno della sua matita rosa senza affondare il concetto, lasciando un'idea, che tocca a noi con la nostra fantasia a ultimarne un opera, forse, magistralmente incompiuta.


Dialogo tra sordi

- Abbozzala
- A fare icché
- A guardarla
- A guardarla chi
- Quella che tu punti da due ore
- Beh, non male
- Eheheheh
- Eheheheh, icché 
- Canone anche lei?
- Di sicuro
- É grassa
- Dove?
- Un po' ovunque 
- Tu non ne capisci un cazzo
- Arritonfa
- No, te lo ridico, tu ...
- ... tu, non ci capisci un cazzo. E ho capito
- Lei é la Laura del Giorgione
- Chi lei? Quella che vuol far vedere icché non c'ha?
- Un accenno, grullo, semicoperte da suo foularino
- Semignude, dal suo foularino
- Che ne capisci te, Giovanni
- Oh, sentiamo
- Il particolare in risalto. La sciarpetta che lo copre e non lo copre. Che rende un décolleté perfetto.
- Non ha seno 
- Ce l'ha, ma non conta 
- Da' retta, conta 
- La sciarpetta che copre e non copre quanto basta
- La sciarpetta che copre e non copre niente: non ha seno 
- Quell'accenno di seno è speciale. Lo scialle che fa vedere e non vedere è speciale
- Tu sei grullo, in modo speciale
- Tu non capisci un cazzo
- Finiamola 
- Finiamola 


Racconti d'arte - Gomitolo

venerdì 14 marzo 2014

Making movies - Dire Straits

Passi davanti a  un negozio.
Ti soffermi: non lo avevi mai fatto prima.   Allora perché questa volta sì e tutte le altre volte ti sei limitato a passargli solo vicino?
In fondo la roba, su per giù,  era la stessa. Sì, ma questa volta è diverso.

Ok, ma perché?
Cinture bullonate, giubbotti col chiodo, caschi darcheggianti, magliette con  diti medi a stagliarsi su fruit nere, insomma  tutte quelle cose di colpo  ti sembrano interessanti.

Ma non è questo il vero motivo, ora ve lo dico.
Perché quei fetentoni del negozio passano della musica giusta.
Vai, detto.
E quindi che si fa in questi casi? Ovvio, si entra.
Ma a te quella roba piace? No, mai piaciuta, confermo.
Questo comunque non è un buon motivo per non varcare la soglia, giusto?

Bene, sono entrato.
Prima cosa controllare l'acustica: le casse sono delle Bose, le ho riconosciute; sono parecchie, e messe nei posti giusti.
E mentre tasto  giubbotti di pelle nere con fibbie sparse da tutte le parti, un pischello con la cresta armeggia sotto il banco e, udite, udite, sapete cosa fa  lì sotto? Mixa qualcosa. Percepisco subito essere roba grandiosa, molto grandiosa: è un inizio di un pezzo anni ottanta, che quando venne suonato per la prima volta  forse era  nei pensieri di chi  ha messo mondo, 'sto Cocix.
Ma voglio pensare che questi due in fatto di musica la sapevano alla grande, se poi 'hanno trasmessa per DNA i gusti al figlio.

Sì, sì, sì!  Sì, è uno dei miei pezzi preferiti in assoluto. Uno dei primi, ma che dico  trentatré, uno dei primi dieci pezzi da portarsi in un isola deserta; una canzone da sentire come ultimo desiderio davanti a un plotone di esecuzione.
La chitarra elettrica da  due "gozzate" e sale in cattedra.
Spero tanto che quel coglione di ragazzo dai genitori grandiosi, gliela dia una bella girata al volume dello stereo, da far schizzare in aria  le Bose.

Mi ha sentito, mi ha sentito:  si è nuovamente abbassato!
No, io non gli ho detto niente ma evidentemente ha capito.
Ma che ha  fatto?
Ha abbassato il volume, cazzo. Allora  non ha inteso una beata mazza!
Quando risale gli lancio un'occhiatacccia;  la mia mano destra  gli sta facendo segno  di avere fatto una cazzata, e la sinistra lo esorta alla rapida correzione.
"Alzo?" Mi chiede timoroso.
"Alla gande" rispondo.
E lui obbedisce. Lo fa prima che Mark Knopfler  cominci a lanciare il primo messaggio di Tunnel of Love dall'album Making movies: "Getting crazy on the waltzers ……"  e poi via al galoppo con i Dire Straits.

Con quel pezzo a tutto fuoco, i giubbotti chiodati diventano degli stupendi giubbotti chiodati, i caschi? I caschi, fantastici: prima o poi, penso che dovrò comprarmene uno, e un bel calcio a quello vecchio; e in fondo, diciamola tutta: un bel dito medio su una maglietta nera, bè  "staglia" bene.
Il pollice e il  medio  della mia mano destra schioccano che è una bellezza, e il mio tallone su quel parquet consumato, anche se calzo scarpe da ginnastica, mi sa che se lo sentono  rimbalzare un po' tutti.
" … on the tunnel of love" ci sorprendiamo a cantare io e quelli laggiù alle casse.

E giù per quei corridoi che con la scusa di ciancicare roba, mi godo quella canzone che mi ricorda mille emozioni.

Siccome il cliente ha sempre ragione, mi lasciano ascoltare senza missaggio, e va bene così, il pezzo subito dopo:  Romeo and Juliet in onore, anche se loro come possono saperlo, dei miei arpeggi  di quella canzone che da pischello provavo a riprodurre sulla mia chitarra. Un ritmo più lento ben si addice in quel momento, visto che ero alle cinture. Cazzo, come sono brutte! Talmente brutte che ne ho adocchiata una  che sui miei jeans potrebbe stagliarsi alla grande.
"Vuoi vedere che me la compro?" Mi domando.
"Ma certo?" Presa.

Me la sto  provando:  sì, è senz'altro una provocazione che faccio a me stesso. Come del resto lo è la terza canzone di quell'album Skateaway, un ritmo e una cadenza che a poco a che vedere con il paio canzoni precedenti, ma che secondo me nel CD per i più giovani, ma LP per me visto che li ho entrambe ehehehehehe ;).

Serve anche per anticipare il quarto pezzo che secondo me è fantastico : Expresso love. Con questo pezzo ho ripreso a trottare, visto che sono arrivato ai pantaloni in pelle:  ma per comprarmeli,  e soprattutto mettermeli,  ci vuole un fegato che forse a quarant'anni potevo anche  avere, ma che ora a cinquanta suonati, la cosa si fa  dura.

Con Hand in hand, il quinto brano, ne succederanno  delle belle. Sono arrivati altri clienti: gente anonima, quarant'enni con pantaloni in piega, i maschietti, e le donne con sottane alla Cenerentola, non quella al ballo col principe, magari, ma quella versione stracci e fornelli, per intendersi.
Questa fila di coglionazzi, ha lo sguardo del tipo "guarda che cazzo, vendono questi" e quando  mi vedeno con la cintura chiodata sulla camicia che porto  fuori dai pantaloni, penso che si siano anche detti "ecco a chi la vendono".
Sono sicuro che  anche colpa mia  se il loro passo si accelera verso l'uscita.

Realizzo presto che non è una gran perdita visto che Cocix e soci, alla cassa vicino all'uscita, dopo un striminzito saluto alla banda "anonimi",  danno  una ulteriore svalvolata allo stereo considerato l'arrivo dell'ultimo pezzo dell'album:  l'intramontabile Les boys.

 E mentre pago la cintura, che non ho  intenzione di togliermi dalla vita  uscendo dal negozio, do anche  il cinque, subito contraccambiato.

Grande, veramente un gran bel negozio che consiglio, veramente, gran bella musica.

Dal blog Trentatre
Making movies - Dire Straits
Gomitolo

sabato 8 febbraio 2014

I pesci più belli del mondo

Il cielo, dal forte colore azzurro, si mescola e si adagia nei fianchi dei vulcani per arroventarli e fondersi in essi, rivestendoli di un riverberante rosso, desiderosi di far presto a specchiarsi e compiacersi nei fiumi a fondovalle. 



Finalmente soddisfatti, quei generosi, burberi ammassi rocciosi scivolano l’aurea essenza ricevuta in quelle acque dal trepidante turchese. 




Da sempre puntuali, le nostre trote ne diventano depositarie e messaggere, loro, che non avendo braccia non possono far altro che macchiarsi il mantello di tutta la catarsi di colore sprigionata da cotanta bellezza, diventando i pesci più  belli nel posto più bello del mondo.




Le trote della Patagonia, 
tratto dalla Lettera di Denio a suo fratello

"Il tempo per farlo"  - Seconda parte 
Gomitolo

giovedì 30 gennaio 2014

American/English - Acoustic Alchemy


Una cosa che mi capita spesso quando ascolto un LP è agganciarlo al periodo in cui non potevo fare a meno di averlo a portata di mano.

Come una droga, insomma! Lo ascolto e... zac! Mi ritorna in mente di quel momento pressoche' tutto. Per capirne le dinamiche vi invito alla lettura dei miei precedenti interventi su questo blog: un pò  di pubblicità non guasta mai ;-) .

Immaginatevi due piccoli camper con a bordo due famiglie ben affiatate fra di loro, una bella vacanza davanti e soprattutto buona musica a farne da colonna sonora, fondamentale quando si viaggia in macchina mentre si vedono cose nuove, fondamentale per valutarne al meglio i dettagli e renderli indimenticabili.

Gli Acoustic Alchemy hanno questo di bello, rendono straordinari i momenti che vivi, o almeno a me è la sensazione che danno quando li ascolto. Mi rendono protagonista di cio' che in quel momento vivo, come se quel paesaggio che mi si presenta davanti senza di me non possa esistere.

Voi non ci crederete, ma quando ascolto il loro albumAmerican/English mi ritorna in mente quella fantastica vacanza nell'Agosto di quasi quattro anni fa. 

Il jazz prodotto dalle loro chitarre elettriche è particolarmente accattivante. I temi dei loro pezzi non sono mai noiosi, anzi oserei dire che ti prendono  cosi' tanto da anticiparne mnemonicamente, una volta che li hai ascoltati anche solo una volta, gli arpeggi: una cosa che ha del miracoloso, non credete?  Cosi' da rendere l'ascolto quasi una predisposizione simile a quella che possono avere i bambini quando ascoltano le fiabe che amano.

Dopo un volo Firenze - Eindhoven, fu  un autubus a portarci alla prima base dove ad attenderci erano pronti i nostri camperini che, dopo una sosta di un paio di giorni, ci sarebbero stati utili per visitare l'intera Olanda.

Ovviamente la prima base non poteva essere che lei, Amsterdam. Non l'avevo mai vista prima e ne rimasi subito affascinato: come un incipit di una vacanza non era veramente male!

Rifletto spesso sul perchè fu amore a prima vista,  ma poi realizzo che la colpa poteva essere di The Crossing, il brano che senz'altro ho ascoltato quando arrivammo. Mamma mia quante volte l'ho selezionato sul mio iPod! Dovete sapere che quando organizzo le mie Playlist è il pezzo onnipresente: una mania di certo!

La gioia di esser in quella città era contagiosa: ricordo che dalla mattina alla sera grandi e piccini si divertivano a prendersi  in giro, a rincorrersi lungo i canali,  a inventare giochi sempre nuovi con una gioia contagiosa scandita della note di So Kilie nel quale il ritornello banale scandito dalle coriste ne fa da giusto contraltare.

Salto di descrivere il tugurio dove dormimmo ad Amsterdam, forse unica nota stonata dell'intera vacanza, o forse no perchè, nonostante  in buona sostanza fosse una grossa stanza dove tutti dormivamo insieme, forse, è stato proprio esso a permetterci di cementare di più la nostra grande amicizia.

E poi ... Partenza! Camper e via! Prima tappa il romantico faro di Marken! Per raggiungerlo ci costo' una grande camminata.  Ebbi tutto il tempo di ascoltarmi gli arpeggi acustici espressi da quella grande coppia: Greg Carmichael e Miles Gilderdale, che nei brani Trinity,The 14 Carrot CafeGet up per non parlare di una delle canzoni piu' dolci e indimenticabili che abbia mai ascoltato: Cherry Hill che mi rimanda ai bei tramonti sul gelido  Mare del Nord nel quale io e il mio grande amicone, con la stazza con cui si ritrova, ci siamo eroicamente tuffati in una altrettanto gelida mattina, guadagnandosi non so quanti punti agli occhi di mogli, figli e di un centinaio di increduli gabbiani.


La sera dormivamo nei campeggi che in Olanda sono libidine pura. Tutt'altra cosa rispetto al tugurio di Amsterdam!  Siccome mi svegliavo presto, per non disturbare  il sonno degli altri, cominciavo in netto anticipo gia' a pregustarmi  ciò che dopo un paio d'ore avrei visto davanti al mio immancabile caffe', all'inossidabile guida della Lonely Planet e, ovviamente, al mio iPod veicolo di tante gioie come l'ascolto di brani come Liliac LaneShe speaks American EnglishThe Detroit Shuffle.

Einkhuizen, Utrecht, la Frisia posti che non so' se rivedro' ma se dovesse risuccedere potete stare certi che a farmi compagnia ci saranno loro, gli Acoustic Alchemy.


Dal blog Trentatre
American/English - Acoustic Alchemy 
Gomitolo

domenica 19 gennaio 2014

Un passione per ricordarti quello che sei

Quando ti senti solo fai l'appello.

La memoria porta così davanti a te tutto ciò che può scaldarti.

Anche le tue passioni: quelle che ti hanno permesso di diventare quello che sei.

E di colpo non ti senti più solo: te stesso è venuto a farti compagnia.

Anche per questo adoro pescare a mosca.

Solo con te stesso, con i tuoi bei ricordi: le persone che ti hanno voluto e ti vogliono bene, le tue passioni;  e ti scaldi, tanto.


Pesca a mosca
Gomitolo


In mezzo scorre il fiume - Robert Redford



  
















domenica 12 gennaio 2014

Arte: istruzioni per l'uso - Parte seconda

Uno che in fatto d'arte la pensava come me: visse  nel IV sec. a.C.; faceva il Papa e si chiamava Gregorio Magno.

Di fronte ai teoremi su come organizzare il culto della religione cristiana verso i proseliti nelle prime basiliche romane, fu da una parte concorde con chi non voleva all'interno di esse statue per non dare un idea di continuità col culto degli dei mitologici, ma sui dipinti fu categorico:
"la pittura può servire all'analfabeta quanto la scrittura a chi sa leggere."


E comunque anche su questa metafora c'è chi ci ha ricamato sopra, mettendola in discussione:  a dimostrazione che il concetto di praticità dell'arte, almeno per me, è e rimane una idea vincente.

In un libro che adoro,  "Il giuoco del mondo", il suo autore Julio Cortazar, nel Circolo del Serpente, mette in scena un duetto tra Perico, lo scrittore, e Etienne, il pittore.
Cito testualmente dal capitolo Nove 
 - Spiegare, spiegare, - borbottava Etienne. - Se non nominate le cose, neppure le vedete voi. E questo si chiama cane, e questo si chiama casa, come diceva l'uomo di Duino. Perico bisogna mostrare, non spiegare. Dipingo ergo sum.
- Mostrare cosa? - disse Perico Romero.
- Le uniche giustificazioni che siamo vivi.
- Questa bestia crede che non esista altro senso che quello della vista e le sue conseguenze, - disse Perico.
- La pittura è ben altro che un prodotto visibile, - disse Etienne. - Io dipingo col mio corpo, in questo senso non sono diverso dal tuo Cervantes o dal tuo Tirso non so più cosa. Quel che non mi va giù è la mania delle spiegazioni, il Logo inteso esclusivamente come  verbo.


In altre parole, come dico io nel mio intervento su questo blog "Arte: istruzioni per l'uso", l'arte serve per  
sfamare l'animo
Ripeto: uno quando ha fame, tanta fame, apre la credenza e afferra il primo tozzo di pane che trova, senza teorizzare il motivo per cui è stato spinto a farlo.
Anche in scrittura questo problema è stato comunque affrontato: scrivere andando al sodo, intendo.  
Stephen King, nel suo adorabile On writing insegna  magistralmente  il senso pratico dello scrivere per essere facilmente letti.


Insomma quanto descritto in questo e nel mio precedente intervento Arte istruzioni per l'uso conduce sempre alla soddisfazione del bisogno primario; tenendo sempre ben presente che sia in arte che in scrittura vale sola la regola del "non fingere" andando subito alla sostanza delle cose. 

Arrivo a dire che tutto ciò che è strumento atto al soddisfacimento del bisogno primario è utile e assolutamente da portarsi dietro nella inseparabile propria "cassetta degli attrezzi", ma mai anteporre i mezzi al fine.

Per cui apprezziamo un quadro e un testo quando questi sollevano le tue esclusive emozioni, e non perchè altri hanno deciso che ciò debba essere fatto. Fingeresti a te stesso, facendo torto ai tuoi sentimenti.


Racconti d'arte - Gomitolo