Il cielo, dal forte colore azzurro, si mescola e si adagia nei fianchi dei vulcani per arroventarli e fondersi in essi, rivestendoli di un riverberante rosso, desiderosi di far presto a specchiarsi e compiacersi nei fiumi a fondovalle.
Finalmente soddisfatti, quei generosi, burberi ammassi rocciosi scivolano l’aurea essenza ricevuta in quelle acque dal trepidante turchese.
Da sempre puntuali, le nostre trote ne diventano depositarie e messaggere, loro, che non avendo braccia non possono far altro che macchiarsi il mantello di tutta la catarsi di colore sprigionata da cotanta bellezza, diventando i pesci più belli nel posto più bello del mondo.
Le trote della Patagonia,
tratto dalla Lettera di Denio a suo fratello
"Il tempo per farlo" - Seconda parte
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