mercoledì 27 novembre 2013

La cena solitaria

Il balletto curioso, dei camerieri attorno  ai tavoli, e i loro inchini, orgogliosi, verso gli avventori per mostrare loro la realizzazione dei piatti non mi distolsero dall'osservare un signore, seduto in fondo alla sala, che consumava il suo pasto solitario.

Intanto al mio tavolo era scoppiato il finimondo: 

miei gemelli stavano deridendo,a voce troppo alta per l’esclusività di quel luogo, la inesorabile calvizie del cameriere del nostro tavolo, mentre mio marito, che avrebbe dovuto bloccarli immediatamente, gongolava soddisfatto, felice  che la loro spontaneità non fosse  stata corrotta dall'ingresso a scuola, secondo lui ancora troppo repressiva.

Tutti i presenti si erano girati a guardare il nostro quadretto familiare storcendo il naso.

Eppure lo sconosciuto, in fondo alla sala, sembrava non essersi accorto di nulla. Per questo continuai a fissarlo anche con il cappotto addosso e feci bene perché lui si voltò, accorgendosi di me, solo allora.

Uno sguardo serio, quasi disperato.

La mia reazione a quelle occhiate stupì anche il mio distratto maritino
- Ma chi è quell'uomo, lo conosci? - Sviai il discorso in un secondo.

Eppure nei giorni seguenti continuai a pensarlo.


Perché mi ero fissata proprio su di lui,eppure, in un locale come quello, che noi non avevamo mai frequentato prima, c’erano così tante cose meravigliose da ammirare: i pavimenti di marmo di Carrara lucidati a piombo, le luci indovinate che se si concentravano sulla ricchezza dell’arredamento, attorno alla sala, e si offuscavano sui tavoli come per ridare ai clienti un po’ dell’intimità casalinga, il pianoforte Steinway a coda, e il pianista che suonava da Dio, l’eleganza della clientela, la preziosità delle ceramiche e dei cristalli.

Insomma perché avevo fissato la mia curiosità su quell'uomo?

Non certo perché mangiava da solo in un angolo o forse solo per quello.

Non riuscivo a capire come mai ero sicura, fin dal primo sguardo, che quell'uomo non potesse avere che quegli occhi, quella bocca, quei capelli, che non poteva essere che lui.

Così decisi, una settimana dopo, il 4 dicembre, quel ristorante come luogo dove festeggiare il mio compleanno con le amiche.

Avevo scelto, per l'occasione, un abito scollato soltanto sulla schiena, lungo fino al ginocchio e un  paio di decolté di vernice nera, e alla fine, dopo molte prove avevo preferito non indossare gioielli. 

Quando entrammo nel locale capii che avevo studiato il look giusto perché mi accorsi di molti sguardi  su di me ma non del suo, lui  non c’era. 

Apprezzai il cibo più della volta scorsa e soprattutto il vino, scelto da Sara,la mia amica del cuore, una vera intenditrice.

Il carrello dei dolci arrivò facendomi sobbalzare per lo stupore, avevo trascorso il tempo della cena senza pensare a lui, subito girai la testa verso il suo tavolo.

Lui era lì e ricambiò sorridendo il mio interesse.

Mi sentii avvampare, avevo perso il controllo chiacchierando con le amiche e lui doveva aver avuto tutto il tempo per osservarmi, senza che potessi tirare in dentro la pancia, o riaccostare  la spallina dell’abito che mi era lenta e che mi ricadeva  quasi fino al gomito.
Mi ricomposi in fretta. Mi sistemai i capelli raccogliendone una ciocca e ricomponendo lo chignon.

Consumai un mousse di frutta, che mai avrei scelto se lui non fosse stato lì, avevo adocchiato una meringa fantastica.

Ci alzammo tutte  insieme, a fine cena, e indossammo i cappotti; seppi solo  allora che lui non era più lì e me ne rammaricai ma poi uscimmo, le mie amiche salirono su un taxi e io mi avviai a piedi.  Abitavo non troppo lontano e dovevo ricompormi e riprendere possesso di me stessa prima di tornare a casa.

Ormai mi restava un isolato. 

-   La prego si fermi.. – Sussurrò una voce acuta  alle mie spalle. Era lui, ne ero certa. Indugiai un attimo per prepararmi all'incontro e finalmente mi girai. L’uomo era lì, in piedi davanti a me.
  
-   Io abito qui - Disse indicando un palazzo alle sue spalle, poi aggiunse
-   Se vuole salire? – Mi sorrise appena.   
La proposta era stata talmente esplicita da non farmi arrossire ma arrabbiare

-   Aspetti che apro il portone...- Sussurrò salendo in fretta  i due scalini del ballatoio, senza attendere una mia risposta, come se immaginasse che non potessi rifiutare quell'offerta.

-   Mi scusi ci deve essere un errore…- Esclamai  furiosa e lui scoppiò a ridere
  
-   Senti bella a me i giochetti piacciono poco,sali, muoviti.- Avvertii con orrore quella minaccia.-

In  quel momento, mentre l'uomo spiacevole, mi guardava con disprezzo, allungando una mano verso di me, sentii un braccio dietro la schiena ed ebbi una paura folle.

-   Andiamo amore? –  Mi aggrappai alla voce di  mio marito con tutte le mie forze
  
-   Ci scusi signore… è tardi…- Sussurrò Paul, furioso, biascicando quelle parole fra i denti, e poi senza togliere il braccio dalla  mia 
 schiena, con estrema protezione,quasi abbracciandomi, mi  prese a braccetto e mi condusse sulla  strada di casa, lasciando poi  ricadere il braccio dietro, mentre l’uomo del tavolo rideva sguaiatamente.
    
Ero talmente mortificata da voler morire. 

Ero stata presa per una poco di buono e trattata altrimenti. 


Come avrei potuto salvarmi se non avessi trovato sulla mia strada Paul e perché Paul era venuto a cercarmi? E perché non s’era infuriato, di certo aveva riconosciuto lo sconosciuto del ristorante.

-   Hai freddo? – Chiese la voce, ritornata calma, di mio marito e io rimasi in silenzio.
-   Era il signore del ristorante?- Chiese  e io annuii vergognandomi terribilmente.
-   Non ci torniamo più amore, quei ristoranti alla moda sono talmente mal frequentati…..-
  


 Billa

6 commenti:

  1. mi ha quasi commosso....Ma non mi sono lasciata corrompere e un sorriso è spuntato non so ma è venuto spontaneo

    RispondiElimina
  2. ……… far piangere è cosa che la mia sorellina riesce a far bene, Stregaccia. Ti prego non la provocare ………. ;-)

    RispondiElimina
  3. …… scherzo. Brava ciccia continua così, che arriviamo a 20.000 visite in un baleno!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. ho cambiato filone per una volta ma non vedo l'ora di tornare sulla strada maestra:gatti lessi, vecchi buttati giù dai ponti, sorelle avvelenate...

      Elimina
  4. davvero Stregaccia? Non pensavo mai di riuscire a far commuovere nessuno e soprattutto una dura come te...

    RispondiElimina
  5. dai si vede che era in un periodo da luna nervosa... ahahahha Aspetto i tuoi pizzi e merletti... e io magari mi metto pure a scrivere...come una cattiva ragazza!

    RispondiElimina