giovedì 30 gennaio 2014

American/English - Acoustic Alchemy


Una cosa che mi capita spesso quando ascolto un LP è agganciarlo al periodo in cui non potevo fare a meno di averlo a portata di mano.

Come una droga, insomma! Lo ascolto e... zac! Mi ritorna in mente di quel momento pressoche' tutto. Per capirne le dinamiche vi invito alla lettura dei miei precedenti interventi su questo blog: un pò  di pubblicità non guasta mai ;-) .

Immaginatevi due piccoli camper con a bordo due famiglie ben affiatate fra di loro, una bella vacanza davanti e soprattutto buona musica a farne da colonna sonora, fondamentale quando si viaggia in macchina mentre si vedono cose nuove, fondamentale per valutarne al meglio i dettagli e renderli indimenticabili.

Gli Acoustic Alchemy hanno questo di bello, rendono straordinari i momenti che vivi, o almeno a me è la sensazione che danno quando li ascolto. Mi rendono protagonista di cio' che in quel momento vivo, come se quel paesaggio che mi si presenta davanti senza di me non possa esistere.

Voi non ci crederete, ma quando ascolto il loro albumAmerican/English mi ritorna in mente quella fantastica vacanza nell'Agosto di quasi quattro anni fa. 

Il jazz prodotto dalle loro chitarre elettriche è particolarmente accattivante. I temi dei loro pezzi non sono mai noiosi, anzi oserei dire che ti prendono  cosi' tanto da anticiparne mnemonicamente, una volta che li hai ascoltati anche solo una volta, gli arpeggi: una cosa che ha del miracoloso, non credete?  Cosi' da rendere l'ascolto quasi una predisposizione simile a quella che possono avere i bambini quando ascoltano le fiabe che amano.

Dopo un volo Firenze - Eindhoven, fu  un autubus a portarci alla prima base dove ad attenderci erano pronti i nostri camperini che, dopo una sosta di un paio di giorni, ci sarebbero stati utili per visitare l'intera Olanda.

Ovviamente la prima base non poteva essere che lei, Amsterdam. Non l'avevo mai vista prima e ne rimasi subito affascinato: come un incipit di una vacanza non era veramente male!

Rifletto spesso sul perchè fu amore a prima vista,  ma poi realizzo che la colpa poteva essere di The Crossing, il brano che senz'altro ho ascoltato quando arrivammo. Mamma mia quante volte l'ho selezionato sul mio iPod! Dovete sapere che quando organizzo le mie Playlist è il pezzo onnipresente: una mania di certo!

La gioia di esser in quella città era contagiosa: ricordo che dalla mattina alla sera grandi e piccini si divertivano a prendersi  in giro, a rincorrersi lungo i canali,  a inventare giochi sempre nuovi con una gioia contagiosa scandita della note di So Kilie nel quale il ritornello banale scandito dalle coriste ne fa da giusto contraltare.

Salto di descrivere il tugurio dove dormimmo ad Amsterdam, forse unica nota stonata dell'intera vacanza, o forse no perchè, nonostante  in buona sostanza fosse una grossa stanza dove tutti dormivamo insieme, forse, è stato proprio esso a permetterci di cementare di più la nostra grande amicizia.

E poi ... Partenza! Camper e via! Prima tappa il romantico faro di Marken! Per raggiungerlo ci costo' una grande camminata.  Ebbi tutto il tempo di ascoltarmi gli arpeggi acustici espressi da quella grande coppia: Greg Carmichael e Miles Gilderdale, che nei brani Trinity,The 14 Carrot CafeGet up per non parlare di una delle canzoni piu' dolci e indimenticabili che abbia mai ascoltato: Cherry Hill che mi rimanda ai bei tramonti sul gelido  Mare del Nord nel quale io e il mio grande amicone, con la stazza con cui si ritrova, ci siamo eroicamente tuffati in una altrettanto gelida mattina, guadagnandosi non so quanti punti agli occhi di mogli, figli e di un centinaio di increduli gabbiani.


La sera dormivamo nei campeggi che in Olanda sono libidine pura. Tutt'altra cosa rispetto al tugurio di Amsterdam!  Siccome mi svegliavo presto, per non disturbare  il sonno degli altri, cominciavo in netto anticipo gia' a pregustarmi  ciò che dopo un paio d'ore avrei visto davanti al mio immancabile caffe', all'inossidabile guida della Lonely Planet e, ovviamente, al mio iPod veicolo di tante gioie come l'ascolto di brani come Liliac LaneShe speaks American EnglishThe Detroit Shuffle.

Einkhuizen, Utrecht, la Frisia posti che non so' se rivedro' ma se dovesse risuccedere potete stare certi che a farmi compagnia ci saranno loro, gli Acoustic Alchemy.


Dal blog Trentatre
American/English - Acoustic Alchemy 
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domenica 19 gennaio 2014

Un passione per ricordarti quello che sei

Quando ti senti solo fai l'appello.

La memoria porta così davanti a te tutto ciò che può scaldarti.

Anche le tue passioni: quelle che ti hanno permesso di diventare quello che sei.

E di colpo non ti senti più solo: te stesso è venuto a farti compagnia.

Anche per questo adoro pescare a mosca.

Solo con te stesso, con i tuoi bei ricordi: le persone che ti hanno voluto e ti vogliono bene, le tue passioni;  e ti scaldi, tanto.


Pesca a mosca
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In mezzo scorre il fiume - Robert Redford



  
















domenica 12 gennaio 2014

Arte: istruzioni per l'uso - Parte seconda

Uno che in fatto d'arte la pensava come me: visse  nel IV sec. a.C.; faceva il Papa e si chiamava Gregorio Magno.

Di fronte ai teoremi su come organizzare il culto della religione cristiana verso i proseliti nelle prime basiliche romane, fu da una parte concorde con chi non voleva all'interno di esse statue per non dare un idea di continuità col culto degli dei mitologici, ma sui dipinti fu categorico:
"la pittura può servire all'analfabeta quanto la scrittura a chi sa leggere."


E comunque anche su questa metafora c'è chi ci ha ricamato sopra, mettendola in discussione:  a dimostrazione che il concetto di praticità dell'arte, almeno per me, è e rimane una idea vincente.

In un libro che adoro,  "Il giuoco del mondo", il suo autore Julio Cortazar, nel Circolo del Serpente, mette in scena un duetto tra Perico, lo scrittore, e Etienne, il pittore.
Cito testualmente dal capitolo Nove 
 - Spiegare, spiegare, - borbottava Etienne. - Se non nominate le cose, neppure le vedete voi. E questo si chiama cane, e questo si chiama casa, come diceva l'uomo di Duino. Perico bisogna mostrare, non spiegare. Dipingo ergo sum.
- Mostrare cosa? - disse Perico Romero.
- Le uniche giustificazioni che siamo vivi.
- Questa bestia crede che non esista altro senso che quello della vista e le sue conseguenze, - disse Perico.
- La pittura è ben altro che un prodotto visibile, - disse Etienne. - Io dipingo col mio corpo, in questo senso non sono diverso dal tuo Cervantes o dal tuo Tirso non so più cosa. Quel che non mi va giù è la mania delle spiegazioni, il Logo inteso esclusivamente come  verbo.


In altre parole, come dico io nel mio intervento su questo blog "Arte: istruzioni per l'uso", l'arte serve per  
sfamare l'animo
Ripeto: uno quando ha fame, tanta fame, apre la credenza e afferra il primo tozzo di pane che trova, senza teorizzare il motivo per cui è stato spinto a farlo.
Anche in scrittura questo problema è stato comunque affrontato: scrivere andando al sodo, intendo.  
Stephen King, nel suo adorabile On writing insegna  magistralmente  il senso pratico dello scrivere per essere facilmente letti.


Insomma quanto descritto in questo e nel mio precedente intervento Arte istruzioni per l'uso conduce sempre alla soddisfazione del bisogno primario; tenendo sempre ben presente che sia in arte che in scrittura vale sola la regola del "non fingere" andando subito alla sostanza delle cose. 

Arrivo a dire che tutto ciò che è strumento atto al soddisfacimento del bisogno primario è utile e assolutamente da portarsi dietro nella inseparabile propria "cassetta degli attrezzi", ma mai anteporre i mezzi al fine.

Per cui apprezziamo un quadro e un testo quando questi sollevano le tue esclusive emozioni, e non perchè altri hanno deciso che ciò debba essere fatto. Fingeresti a te stesso, facendo torto ai tuoi sentimenti.


Racconti d'arte - Gomitolo