lunedì 19 agosto 2013

Come leggere un libro



Quando era un pischello non ero un grafomane come oggi; figuriamoci se poi allora avrei avuto voglia di scrivere su un libro. 



In quel momento con lui avevo un rapporto virginale. Un po' come un ragazzo innamorato della propria ragazza, fino ad adorarla, ne rimanda al più tardi l'atto d'amore per paura di farle male.



Troppo audace questo azzardo? Può darsi. Ma da adolescente, quando giá dalla prime pagine di un libro ne scoprivo i segreti fino a farmi completamente irretire, invece di andare oltre e divorarlo, facevo un passo indietro. Stavo attento a non sforzarne la costola quando ne giravo le pagine, figuriamoci inumidirsi le dita per voltarle! 
Quando poi lo portavo dietro con me nello zaino, lo avvolgevo col massimo zelo in un sacchetto per evitare che si piegasse andando in giro; e se una pagina involontariamente si piegava, il mio umore di colpo cambiava al peggio, maledicendo la mia sbadataggine.

Ne sono una riprova i miei tanti libri di letteratura russa raggruppati insieme nella mia libreria e che in gioventù ho divorato: tutti arciletti, ma al di la' della copertina un po' ingiallita, ahimè  segno inequivocabile del passare del tempo, all'interno sono rimasti tutti quasi intonsi.



Questo periodo virginale è durato fino a quando una decina di anni fa ho deciso di sostenere  un corso di scrittura creativa per alleggerire il mio modo di scrivere, allora troppo analitico a causa del mio lavoro di analista software svolto per tanto tempo.

Il risultato ê stato dirompente. Non solo ho raggiunto il mio obiettivo sul lavoro: i miei scritti non sono più soporiferi, ma addirittura hanno preso vita. Ho preso a scrivere persino racconti e romanzetti. 

È un po' come se quella ragazza di cui si è pazzamente innamorati fino all'adorazione si sia fatta avanti e mi abbia fatto scoprire le gioie dell'amore. E si sa come succede in questi casi: una volta scoperto si vorrebbe poi far sempre.

A me è successa la stessa cosa con lo scrivere. E sui libri è ancora più bello!  Scarabocchiarci sopra; cerchiare le parole chiave; scrivere i commenti accanto; annotarsi appunti dal significato a secondo del colore un po' da tutte le parti con matite, e solo matite ovviamente; usare segni convenzionali
accanto se la frase ti è o meno piaciuta, insomma stropicciarlo un po' sopra, be' è cosa che faccio con gusto  e mi dispiace di aver scoperto tardi questo tipo di approccio.

Di seguito riporto un commento di un paio di scrittori  che la pensa un po' come me, della serie i matti non viaggiano mai da soli. Buona lettura!


Questo testo è stato scritto originariamente da Mortimer Adler nel 1940 e rivisto da Charles Van Doren nel 1972. E appare nel loro bellissimo COME LEGGERE UN LIBRO


"Quando si acquista un libro, si stabilisce un diritto di proprietà su esso.  Si fa coi  in vestiti o mobili quando  si comprano. Ma l'atto di acquisto è in realtà solo il preludio al possesso, nel caso di un libro. La piena proprietà di un libro avviene solo quando ci si scrive sopra.

Perché scrivi su un libro indispensabile per la lettura? In primo luogo, ti tiene sveglio - non solo cosciente, ma completamente sveglio.

In secondo luogo, la lettura  è il pensiero che si esprime in  parole  parlate o scritte. Scrivere, per chi  sa quello che si pensa, ma non si sa esprimerlo se non in questo modo.

In terzo luogo, scrivendo le vostre reazioni in basso ti aiuta a ricordare il pensiero dell'autore.

La lettura di un libro dovrebbe essere una conversazione tra te e l'autore. Presumibilmente egli sa di più sull'argomento di te, se non, probabilmente non dovrebbe essere fastidio con il suo libro. Ma la comprensione è una operazione a due vie; lo studente deve mettere in discussione se stesso e mettere in discussione l'insegnante, una volta che capisce ciò che l'insegnante sta dicendo. Scrivere su un libro è letteralmente l'espressione delle vostre differenze o le convenzioni con l'autore. E 'il più alto rispetto che si può pagare. "



Racconti - Gomitolo